Premio Terna 2010 PT03

Quest’anno ho voluto partecipare al premio Terna. Terna, come tutti sanno, è l’azienda che si occupa di distribuire l’energia elettrica prelevandola da dove viene prodotta (siti Enel, in maggioranza) per poi farla arrivare direttamente nelle nostre case. Ultimamente si occupa anche di produrre energia da fonti rinnovabili, specialmente il fotovoltaico. Rappresenta pertanto un mio cliente,diretto e indiretto, ma anche l’artefice di una iniziativa encomiabile come quella del premio omonimo che apre le porte a tutti e consente a tutti visibilità per i propri lavori (vedere per credere, digitando www.premioterna.it e, sotto “artisti”, cercare Gianfranco Abela).

Tornando alla mia partecipazione, ho voluto far le cose per bene. Leggere attentamente il tema, attenermi ad esso il più scrupolosamente possibile per evitare di andare fuori tema come mi succedeva spesso nelle mie divagazioni immaginifiche degli anni scolastici. Infatti il giudizio insindacabile di una autorevolissima giuria (composta da luminari dell’arte e presieduta dal ministro, nonchè sommo poeta, on. Bondi) si sarebbe basato sull’ attinenza al tema, qualità, innovazione.

Dopo aver lavorato intensamente per circa tre mesi con un impegno continuativo, cui ho sacrificato persino le sacre vacanze agostane, ho spedito il tutto con circa tre settimane di anticipo sulla “dead line”.

Qui si è verificato il primo fatto strano. Si noti che non mi facevo illusioni circa il possibile successo,vista la copiosissima partecipazione (oltre 3000), ma mi stupì il fatto che con molta professionalità mi venne subito risposto che nell’opera (peraltro piena di paraculate …) era presente il logo di ENI e pertanto il lavoro non veniva ammesso.

Strano, in quanto ENI non mi pareva essere concorrente di Terna; ma se l’opera sarebbe stata poi scartata, come mi aspettavo, perchè avvisarmi preventivamente? Nella mia mente contorta mi sono detto:” forse l’hanno già apprezzata e mi hanno avvisato proprio per evitare di cassarla dopo”… Mi sono messo pertanto d’ impegno a modificare il lavoro cercando di non stravolgerne il significato originale. Alla fine mi è stato accettato. A questo punto, immaginandomi di avere qualche velleità d’ essere incluso nei selezionati 30 da pubblicare (mio massimo, agognato, traguardo), ho fatto una cosa che non mi sarei mai sognato di fare: vedere, opera per opera, i lavori dei miei concorrenti. Mi sono fatto giudice e ho utilizzato i criteri suggeriti dal concorso e… con stupore, mi sono reso conto che quelli che si erano, a mio parere attenuti al tema (peraltro assai complesso), si potevano contare sulle dita di una mano. Non vi nascondo che le mie credenziali inaspettatamente crescevano ai miei occhi e mi facevano maturare pericolose aspettative.

L’attesa dell’esito cominciava a diventare spasmodica … Alla fine, ecco arrivare l’elenco dei 30 selezionati. Il mio nome, assente; delusione immensa, sopratutto per via di quelle pericolose aspettative. Passati i primi due giorni di depressione acuta mi sono riproposto di analizzare in dettaglio coloro che mi avevano superato ed erano stati a mio parere inopinatamente scelti.
Prima sorpresa, il fatto che esistesse una categoria di artisti affermati mi faceva pensare che la maggioranza di partecipanti fosse formata da dilettanti o semi professionisti. In realtà nella mia categoria (over 35), tutti erano pluridecorati (intendo con alle spalle innumerevoli mostre) e soprattutto sponsorizzati da gallerie anche molto famose. Grande stupore, ma ovviamente primo sollievo nel capire che di fronte a tali calibri non c’era storia già in partenza, indipendentemente dalla qualità dell’opera.
Seconda sorpresa: la stragrande percentuale di opere era costituita da filmati o fotografie digitali, una sola opera pittorica e per giunta astratta: per un povero pittore (sarebbe meglio dire artigiano della comunicazione visiva) e per giunta figurativo, non c’era spazio.
Poi ho cominciato a visionare i filmati e “leggere” le opere soprattutto concettuali che sono state selezionate e ho scoperto che l’attinenza al tema si confermava una pura fantasia o meglio, proprio perché si trattava di opere concettuali, l’attinenza poteva essere descritta o estrapolata in qualsiasi modo e allora non ho potuto fare a meno di riflettere sulla figura di quel formidabile burlone a nome Marcel Duchamp.

A questo punto non mi voglio avventurare in rischiosi commenti e giudizi sulle opere che parteciperanno alla finalissima perché non posseggo i sostegni culturali per formulare un giudizio artistico, e perché “ artista” non mi sento. Con la mia “opera” ho fatto anche tanta “paraculaggine”, per cui non avrei avuto speranze. Inoltre, perché non potrò mai fare a meno di ringraziare Terna per la possibilità che mi ha dato di partecipare per la prima volta ad premio importante ed avermi dato visibilità ( ho potuto esporre altre tre mie opere e il mio sito internet, ad Ottobre, ha visto triplicare le visite, credo, grazie anche a codesto Premio )

Questa esperienza tuttavia mi ha aperto gli occhi. La mia tendenza ad essere illustratore, a rappresentare una narrazione, è senz’altro la molla che comunque mi ha sempre stimolato oltre a quella della ricerca di icone, di essenze che mandino in risonanza chi è attratto dai miei lavori e quindi proseguirò a fare lavori fatti da composizioni ironiche, divertenti, colorate partendo da mie entità, ma sempre con lo scopo di arrivare ad identità, significati sufficientemente espliciti come ad esempio la creazione di un logo per le magliette della mia azienda ……ma senza preoccuparmi del loro valore artistico, non perché lo voglia snobbare, ma perché non vorrei mi distraesse da un recupero del “valore” illustrativo che mi piacerebbe portare avanti al puro scopo di ottenere qualcosa di piacevole e di utile. Il mio abbandono di qualsiasi velleità, anche lontanamente artistica, è definitivo, ufficiale, non si torna indietro. Mi occuperò di comunicazione visiva.

Gianfranco Abela